Freud: l'origine della società e della morale

Totem e tabù

Negli ultimi anni della sua vita, Freud si è dedicato a studiare la società, la cultura e la morale, specialmente nei libri L'avvenire di un'illusione (1927) e Il disagio della civiltà (1929). Già in passato, con Totem e tabù (1912-1913), aveva affrontato questi temi, ma ora li analizza in modo più approfondito grazie alla psicoanalisi.

Freud si concentra soprattutto sul totemismo, un sistema sociale presente in molte popolazioni primitive, anche molto distanti tra loro, come gli aborigeni australiani, i polinesiani e i nativi americani. In queste società, le persone sono divise in gruppi basati su un totem, spesso un animale sacro. L'appartenenza a un gruppo totemico si trasmette per via materna e crea un legame molto forte, persino più di quello familiare. Chi fa parte dello stesso totem deve rispettarlo: ad esempio, non può cacciare gli animali della specie a cui il totem appartiene e si aspetta protezione da esso.

Uno degli aspetti più importanti del totemismo è il divieto di matrimonio tra membri dello stesso totem, impedendo così rapporti tra consanguinei. Freud osserva che questa regola non nasce da motivi medici o genetici, ma da un bisogno più profondo di controllo sociale.

Accanto al totem, c'è il concetto di tabù, cioè un insieme di regole che stabiliscono ciò che è sacro e proibito. Freud conclude che queste rigide proibizioni servono a controllare impulsi naturali molto forti, come l'attrazione tra parenti. Totem e tabù sarebbero quindi l'origine delle prime norme sociali, morali e religiose, create per gestire desideri considerati inaccettabili e trasformarli in regole condivise.


La civiltà e il suo fine

Se questa è l'origine della civiltà, viene spontaneo chiedersi quale sia il suo scopo. Secondo Freud, gli uomini cercano soprattutto la felicità, che per lui significa sia evitare il dolore sia soddisfare i propri bisogni. Ogni persona agisce seguendo il principio di piacere, cioè il desiderio di ottenere subito ciò che vuole. Questo principio è molto evidente nei bambini, che tendono a modellare la realtà con la fantasia per adattarla ai propri bisogni: ad esempio, un neonato che non ha il latte materno si calma succhiandosi il dito, come se lo stesse sostituendo.

Tuttavia, il principio di piacere si scontra con il principio di realtà, che impone di rinviare la soddisfazione di un desiderio, di compiere determinate azioni per ottenerlo o persino di rinunciare a certi impulsi per altri più importanti. Affrontare la realtà significa riconoscere i nostri limiti, le difficoltà della natura e i bisogni degli altri, e questo può portare fatica, sacrifici e infelicità. Secondo Freud, più la società diventa avanzata, più gli individui si sentono infelici, perché aumentano le regole e le restrizioni. In questo senso, l’uomo primitivo era più libero di soddisfare i propri istinti rispetto a noi.

Tuttavia, l'essere umano non può vivere isolato: stare con gli altri richiede inevitabilmente di controllare le proprie pulsioni, che altrimenti renderebbero impossibile la vita in comunità. La civiltà è quindi necessaria, anche se comporta inevitabilmente delle limitazioni. Per tenere sotto controllo gli impulsi pericolosi per la società, questa assume un ruolo simile a quello di un padre nell'educazione: rafforza il senso del dovere e delle regole attraverso un'autorità esterna, il Super-Io sociale. Così come un bambino segue le regole imposte dai genitori, l'adulto deve accettare le leggi della società per poter convivere con gli altri.


La morale come male necessario

In sintesi, Freud vede la morale come un'imposizione della società, proprio come Nietzsche. Tuttavia, a differenza di Nietzsche, pensa che, anche se limita la libertà individuale, essa sia necessaria o almeno un "disagio" inevitabile. Chi non rispetta le regole morali rischia infatti di perdere l'affetto e il rispetto degli altri, e di conseguenza anche la propria serenità.

Le norme sociali, per quanto restrittive, vengono seguite perché le persone temono di essere escluse o punite dall'autorità, finendo isolate dalla comunità. Riprendendo un'idea già espressa da Rousseau, Freud sottolinea il conflitto tra la felicità individuale e le esigenze della società. Anche se la civiltà impone regole che possono creare disagio, rimane comunque indispensabile.

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