Hegel, scrivendo nel 1817, afferma che i 25 anni
precedenti sono stati i più significativi nella storia. Questo perché coincidono
con l’inizio e lo sviluppo della Rivoluzione francese, un evento che ha
cambiato l’Europa. La rivoluzione, opponendosi a tutti i regni e principi
europei, si è diffusa in vari paesi. Le truppe francesi, spesso formate da
persone senza grandi risorse e guidate da generali improvvisati, riuscirono a
sconfiggere eserciti professionisti come quelli di Austria e Russia, e a
contrastare anche la flotta britannica.
La rivoluzione si diffuse in Italia, con la fuga dei
Savoia in Sardegna, la distruzione degli stati italiani e la nascita di
repubbliche come quella Romana e Napoletana. Anche tra gli amici di Hegel si
diffuse l’idea giacobina, la versione più radicale della rivoluzione. Tuttavia,
Hegel si rese conto che i francesi non erano più solo rivoluzionari che
portavano idee nuove, ma si erano trasformati in conquistatori. Le repubbliche
che fondavano erano di fatto annesse alla Francia.
Nel 1798, vedendo questo cambiamento, Hegel si distaccò
dal suo iniziale favore verso la Francia, mentre i suoi amici continuarono a
difendere la Repubblica. Hegel rimase comunque colpito dalla figura di
Napoleone, che considerava un grande innovatore con un impatto universale sulla
storia. È celebre l’aneddoto in cui Hegel, vedendo passare Napoleone, dice di
aver visto “lo spirito del mondo a cavallo”, riferendosi alla sua
capacità di trasformare la società, introducendo il codice civile, la proprietà
privata e il divorzio. Anche se Napoleone fu sconfitto a Waterloo e il suo
rinnovamento fu fermato, per Hegel rimaneva un eroe che aveva trasformato
radicalmente l’epoca.
Gli anni più importanti della vita e del pensiero di
Hegel vanno dall’inizio dell’Ottocento fino alla sua morte nel 1831, un periodo
ricco di avvenimenti storici, dall’impero di Napoleone ai moti rivoluzionari degli
anni ‘30. La sua opera principale, La fenomenologia dello spirito, fu
pubblicata poco dopo l’ingresso delle truppe napoleoniche a Jena. Secondo
Hegel, Napoleone, come Alessandro Magno e Giulio Cesare, aveva
inconsapevolmente portato l’umanità verso una maggiore libertà, abbattendo il
vecchio regime feudale e aprendo una nuova epoca. Anche se le potenze
vincitrici dopo Waterloo cercarono di restaurare il vecchio ordine monarchico,
le forze liberali, democratiche e patriottiche continuarono a lottare per il
cambiamento.
Hegel, con una visione mondiale della storia, vedeva l’Europa occidentale, in particolare la Germania, come il culmine del progresso storico, ma era consapevole delle crisi presenti nella società europea, in particolare quelle economiche. La crescente industrializzazione aveva creato una sovrapproduzione di beni che la popolazione povera non poteva permettersi di acquistare. Questa situazione portava a un aumento della povertà e alla formazione di un proletariato sempre più emarginato, soprattutto in paesi come l’Inghilterra. Secondo Hegel, una possibile soluzione sarebbe stata una nuova fase di colonizzazione ed emigrazione, guidata non più da compagnie private, ma dagli stati stessi, in un’economia capitalista sempre più espansiva.
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