Nietzsche: l’uomo nuovo e il superamento del nichilismo, il fanciullo

Il nichilismo come vuoto e possibilità

La terza e ultima fase del pensiero di Nietzsche inizia con l'idea che solo chi è riuscito a distruggere e negare ciò che esiste può poi creare qualcosa di nuovo: solo chi ha affrontato la morte può davvero apprezzare la vita. Bisogna quindi trovare la forza di affrontare il nulla, il nichilismo che nasce dalla morte di Dio e dei valori, perché solo così possiamo riconquistare la nostra libertà, accettando anche il rischio che essa comporta.

Dopo la morte di Dio si crea uno spazio vuoto, che da una parte è una possibilità di liberazione dalle vecchie credenze, ma dall'altra porta con sé l'ansia della possibilità infinita. L'uomo, non più legato a regole o principi fissi, si trova davanti a molteplici possibilità di dare senso alla vita, e quindi deve fare delle scelte, assumendosi la responsabilità delle sue decisioni.


L'oltreuomo

Chi è l'oltreuomo? Non è un essere di razza superiore, né un membro di un'élite, come alcuni hanno erroneamente pensato, soprattutto durante il nazismo. L'oltreuomo è un "uomo oltre", che supera l'"ultimo uomo", colui che ancora non è davvero libero. In un certo senso, l'oltreuomo è una figura che appartiene al futuro (come suggerisce il prefisso tedesco "über", che significa "oltre").

L'oltreuomo è un essere nuovo, capace di affrontare le conseguenze terribili della morte di Dio, e di accettare la fine di ogni principio assoluto e certezza. È una persona libera che trova dentro di sé la forza per guidare la propria vita. In sostanza, l'oltreuomo è colui che può vedere un mondo privo di divinità, un mondo "sdivinizzato", che si è liberato dalle influenze esterne e dalle consolazioni religiose. Ha detto "sì" alla vita, accettando la sua condizione tragica e l'aspetto dionisiaco dell'esistenza.

L'oltreuomo è descritto dal profeta Zarathustra, che annuncia il suo arrivo come il momento del "meriggio", un'ora senza ombre. Egli è simbolicamente rappresentato come un bambino che ride, circondato da luce.


L'eterno ritorno

L'oltreuomo è colui che riesce a sopportare anche quello che Nietzsche chiama "il peso più grande", ovvero l'idea dell'"eterno ritorno dell'uguale". Questo concetto è molto importante nella filosofia di Nietzsche, che lo considera "il pensiero più profondo" che ha avuto. Lui stesso racconta che durante una passeggiata in montagna, a Sils Maria, un luogo che amava molto, ha avuto una rivelazione improvvisa su questa idea.

L'idea dell'eterno ritorno significa che la storia è come un grande cerchio, in cui ogni cosa che accade si ripeterà all'infinito, esattamente come è accaduta prima. Nietzsche immagina che un demone venga a dirci: "La vita che stai vivendo, e che hai vissuto, la vivrai ancora una volta, per sempre, e non ci sarà mai niente di nuovo. Ogni dolore, ogni piacere, ogni pensiero e ogni respiro che hai avuto tornerà a te, esattamente nello stesso modo".

Con questo pensiero, Nietzsche si allontana dalla visione tradizionale del tempo che viene dal cristianesimo, dove la storia comincia con la creazione del mondo e finisce con la fine del mondo e il giudizio universale. Nietzsche, invece, si ispira alla visione ciclica del tempo che si trovava nelle filosofie dei Greci e dell'antica India, dove il mondo non ha un inizio né una fine, ma esiste da sempre.

Una spiegazione completa dell'eterno ritorno si trova nel discorso "La visione e l'enigma" in Così parlò Zarathustra, dove Zarathustra chiede al suo compagno nano se ogni cosa che può camminare non abbia già percorso la stessa strada una volta, e se ogni cosa che può accadere non sia già accaduta. Il nano risponde: "Tutte le cose dritte mentono. Ogni verità è ricurva, il tempo stesso è un circolo".


Le implicazioni della dottrina dell'eterno ritorno

Nietzsche propone l'idea dell'eterno ritorno, che significa che ogni momento della vita si ripete all'infinito. Questo si collega alla sua visione della vita, in cui bisogna godersi il presente senza rimandare la felicità al futuro. 

La concezione lineare del tempo viene dalla tradizione cristiana: la storia ha un inizio (la creazione) e una fine (il giudizio universale). Qui la felicità è rimandata al futuro (ad esempio, al paradiso). Questo modo di vedere il tempo fa sì che le persone vivano aspettando qualcosa che verrà, senza dare importanza al presente.

La concezione ciclica del tempo, invece, viene dalla tradizione greco-orientale e vede la storia come un ciclo che si ripete. Qui ogni momento ha valore in sé e deve essere vissuto al massimo, perché tornerà per sempre.

Con il tempo lineare, si vive aspettando un futuro migliore e il presente perde significato.

Con il tempo ciclico, ogni istante è importante e bisogna viverlo pienamente.

Secondo Nietzsche, solo chi supera la visione occidentale tradizionale (che divide la vita tra sofferenza presente e felicità futura) può accettare l'eterno ritorno e vivere senza rimpianti. Questo è l'oltreuomo, che si riconcilia con la propria esistenza e vuole rivivere ogni istante della sua vita all'infinito.


La volontà di potenza

Il concetto di "volontà di potenza" è molto importante negli scritti che Nietzsche stava preparando per un'opera che avrebbe mostrato la parte più costruttiva del suo pensiero, dopo tanti scritti critici e distruttivi. Il titolo di quest'opera doveva essere La volontà di potenza, ma purtroppo Nietzsche non riuscì a finirla a causa della sua malattia mentale. Anche se il lavoro non fu completato, possiamo comunque capire alcune delle sue idee grazie agli appunti che aveva scritto.

In primo luogo, con "volontà di potenza" Nietzsche intende l'essenza della vita. La vita non è solo autoconservazione, ma un impulso a crescere e a desiderare sempre di più. Quindi, "potenza" significa che gli esseri viventi non si accontentano di sopravvivere, ma tendono a migliorare se stessi e a superare le loro condizioni iniziali.

In secondo luogo, la volontà di potenza è legata all'arte, che per Nietzsche rappresenta la forma più alta della vita. Questo tema era già presente nelle sue prime riflessioni. In La nascita della tragedia dallo spirito della musica, Nietzsche sosteneva che la musica, soprattutto quella di Wagner, fosse l'unico antidoto alla decadenza culturale, perché poteva ridare vita alla forza vitale e travolgente (lo spirito dionisiaco) che era stata rimossa dalla tradizione razionale. Così, il tema dell'arte ritorna con forza, come se Nietzsche volesse riscoprire le sue passioni giovanili, dopo aver dato più importanza alla scienza nel periodo successivo. E con l'arte, torna anche l'idea dell'artista come colui che incarna meglio l'ideale dell'oltreuomo.


Volontà e creatività

La volontà di potenza consiste nell'azione di creare un senso per il mondo e per le cose. La storia dell'umanità può essere vista come un'attività fondamentale: riconoscere, interpretare e dare significato agli oggetti. In questo, l'uomo è simile a Dio, e dopo la morte di Dio, è l'uomo stesso a prendere il posto che prima era di una divinità che, secondo Nietzsche, era illusoria e innaturale.

L'oltreuomo rappresenta il massimo esempio della volontà di potenza perché è un creatore. Dopo la morte di Dio, egli ha il compito di dare nuovo senso al mondo, che è stato svuotato dalla fine della metafisica. L'oltreuomo è colui che, superando il nichilismo, prende la responsabilità di offrire nuovi significati e valori, non più come principi fissi e assoluti, ma come espressioni libere della vita.

L'eterno ritorno, che l'oltreuomo deve "creare", si collega alla sua attività creativa. Se l'uomo fosse legato a un tempo lineare, sarebbe bloccato dal passato e incapace di creare. L'oltreuomo è colui che può "liberare" il tempo dalle sue catene e liberarsi dal peso del passato. Con l'affermazione dell'eterno ritorno, che significa accettare completamente il destino (amor fati), la volontà di potenza agisce in modo che il passato non sia qualcosa da subire, ma qualcosa che io scelgo e accetto come "creatore". In questo modo, il passato non è più solo un ricordo, ma una parte attiva della mia vita, che accetto come parte di un ciclo eterno.

 

La trasvalutazione dei valori

La creatività dell'oltreuomo è alla base di una "trasvalutazione dei valori". Questo significa che Nietzsche vuole andare oltre il nichilismo, cioè oltre il vuoto e il nulla che sono emersi dopo la morte di Dio. Con la morte di Dio, sono crollati tutti i valori assoluti e divini imposti dall'esterno, ma l'oltreuomo, accettando questa situazione, scopre che il nulla porta con sé delle opportunità. Per lui, il nulla non è più una cosa spaventosa o dolorosa, ma rappresenta libertà, gioia e la possibilità di affermare la vita senza essere legati a principi o dottrine morali.

L'oltreuomo è simile a un fanciullo che danza nel meriggio senza ombre, pronto a creare il proprio senso della vita. Senza un senso "assoluto" della realtà, l'oltreuomo è in grado di inventare significati umani e di affermare la propria volontà di potenza. In un mondo senza verità assolute, senza bene e male fissi, l'oltreuomo diventa il grande artista che crea nuovi valori, ma questi valori non sono assoluti; sono validi solo perché servono alla vita e ne affermano la forza.

La trasvalutazione dei valori non consiste nel sostituire vecchi valori con nuovi valori simili, basati su certezze metafisiche. Piuttosto, significa cambiare il modo di vedere i valori, concependoli come espressioni libere dell'uomo e della sua creatività. È un desiderio di liberarsi dalle strutture fisse di valori e di potere, per creare nuovi legami con la natura e con gli altri basati sulla libertà e sulla creatività.

In conclusione, Nietzsche ci parla di un "uomo nuovo" che, guidato dalla volontà di potenza, prende su di sé la responsabilità di dare un senso all'esistenza. Questo messaggio è ancora rilevante oggi, poiché anche noi dobbiamo affrontare la crisi dei valori tradizionali e trovare un orientamento positivo nella vita. Nietzsche ha capito che la filosofia deve cercare nuovi significati, non basandosi sulla tradizione, ma confidando nell'uomo e nelle sue capacità di creare.

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